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Nato nel 1972 a Le Havre, Normandia, Karsenty ha studiato psicologia prima di dedicarsi all’arte in modo completamente autodidatta
Ha un approccio artistico che fonde Pop Art alla Street Art, rielaborando icone della cultura pop – personaggi di fumetti, musica, cinema e moda – con graffiti, simboli urbani e scritte, per denunciare l’egemonia delle immagini e dei mass media .
🎨 Stile e tecniche
I suoi lavori si svolgono su tele, carta, cartone, legno: spesso in serie con variazioni sullo sfondo, secondo la lezione warholiana .
I colori vibranti sono un suo marchio di fabbrica: “Color is life!”
Ricorre a stencil, spray, acrilico, inchiostro e pastelli, spesso sovrapponendo volti noti a elementi presi dalla scrittura di strada .
Mostre
📅 Mostre e riconoscimenti
Ha esposto intensamente in Francia e in Europa:
Padova 2019: personale alla Sala Samonà (ex Banca d’Italia) e partecipazione ad ArtePadova, con l’iniziativa “Le Vetrine dell’Arte”
Padova 2020: mostra “So Cult Family Club” al CD Studio d’Arte, con 40 opere inedite che reinterpretano icone pop in chiave contemporanea (da Biancaneve a Star Wars), in modo “colorato e irriverente”
Le Havre 2021: esposizione alla Galerie Hamon di Le Havre con opere iconiche come “Blanche‑Neige” e vari nani, all’insegna del suo stile vivace e satirico .
Nel 2024 ha anche realizzato murales urbani nel quartiere Sanvic di Le Havre, reinterpretando personaggi come Ash di Pokémon e nani della Disney in chiave pop-street.
🔍 Il suo messaggio
Con la scritta “SO CULT”, Karsenty richiama il concetto di iconizzazione pop, criticando al tempo stesso l’influenza crescente dei media e delle reti nella nostra comunicazione .
Le sue immagini giocano sull’alternanza tra nostalgia personale e critica sociale, spingendo ad una riflessione sul potere delle immagini e dei simboli culturali.
David Karsenty è un artista francese che coniuga psicologia, autodidattismo, Pop Art e Street Art per dar vita a ritratti vivaci e seriali di icone pop. La sua arte, ricca di colore e ironia, vuole stimolare una riflessione critica sulla saturazione visiva e mediatica della nostra epoca, pur rimanendo profondamente ancorata alla memoria collettiva dell’infanzia e della cultura massificata.